Opera Gianni Schicchi 5-06-2014
Martedì 3 e giovedì 5 giugno ore 20,30
Sabato 7 giugno ore 16,00
INGRESSO LIBERO
Auditorium del Carmine
Giacomo Puccini
Giovacchino Forzano
Gianni Schicchi
Gli allievi del Dipartimento di Canto del Conservatorio di Parma alle prese con
un titolo dalle grandi difficoltà musicali e sceniche. Il Gianni Schicchi, parte
del famoso Trittico, è infatti un’opera molto complicata, moderna e diversa da
ogni altra opera precedente. In essa Puccini si pone al passo con la musica
contemporanea più innovativa. Non si tratta più di canto melodioso, all’italiana,
ma di un cantato-parlato di chiara impronta novecentesca. La parola detta
è il centro di tutto. La melodia lascia il campo al ritmo vertiginoso. Le armonie
sono stridenti. Tutto è teso a dipingere un ambiente gretto, avido, interessato
solo al denaro. Una splendida storia “toscana”, nello spirito lucidamente ironico
e civile, tagliente e risentito, di Dante, Boccaccio, Machiavelli… Puccini.
Sembra di vedere un film, una commedia italiana. La struttura musicale ricorda
il montaggio cinematografico. Si ride e si giudica. Soltanto i due personaggi
innocenti, Rinuccio e Lauretta, hanno in dono dall’autore una breve aria ciascuno,
nello stile “pucciniano”. Brevi sì, ma che arie! Firenze è come un albero
fiorito e O mio babbino caro brillano come due diamanti in un contesto
materico. Entrambe sono sature di fiorentinità, intesa come somma ironia e
somma civiltà, occhio acuto e disponibilità all’emozione ingenua. In particolare
l’aria di Lauretta è diventata un’icona dell’Italia migliore, di un modo di vivere
e di intendere la vita. Una delle arie più note al mondo, usata come colonna
sonora di tanti film, quando si è voluto in un attimo rendere l’atmosfera fine,
profumata di Rinascimento, sentimentale ed elegante, di Firenze e dell’Italia.
Basti per tutti Camera con vista.
Gianni Schicchi. Non si può credere che per un cantante straniero ci sia personaggio
più difficile. Più ancora di Dulcamara. Schicchi pretende una mimica
cangiante, espressione di un cervello rapidissimo e concreto. E questo vale, in
misura variabile, anche per tutti gli altri personaggi di quest’opera. I nostri allievi
hanno lavorato con intelligenza e dedizione. Il corpo insegnante non ha
lesinato ore e fatiche. Prove? Tante. Momenti di scoramento? Tanti. Ma anche
tanti momenti di felicità creativa, quando ci si è resi conto che stavamo per farcela.
Prova squisitamente didattica, la nostra, e allestimento semplicissimo. Uso degli
spazi e degli sguardi. Attenzione agli snodi drammaturgici. Movimento.
Teatralità dei personaggi. Potenza narrativa del ritmo. Centralità della parola.
N.L.T.
GIANNI SCHICCHI
Yuya Harada (3, 5 giugno)
Qi Chen (7 giugno)
LAURETTA
Tingting Zhuang (3 giugno)
Ailing Pei (5 giugno)
Siu Shin (7 giugno)
RINUCCIO
Seungwon Wang (3, 7 giugno)
Ilsun You (5 giugno)
ZITA
Nozomi Kato (3, 7 giugno)
Ling Man Chiu (5 giugno)
SIMONE
Rui He
GHERARDO
Lorenzo Caltagirone (3 giugno)
Yong Seok Choi (5 giugno)
Youdae Won (7 giugno)
NELLA
Kyoko Hattori (3 giugno)
Eriko Kuribayashi (5 giugno)
Jeongeun Kim (7 giugno)
GHERARDINO
Luca Faroldi
BETTO
Fuzhong Ai (3, 7 giugno)
Yuki Arai (5 giugno)
MARCO
Yu Yuchen (3 giugno)
Lorenzo Bonomi (5, 7 giugno)
LA CIESCA
Yuka Sugimori (3 giugno)
Federica Cacciatore (5, 7 giugno)
SPINELLOCCIO
Eugenio Maria Degiacomi
AMANTIO DI NICOLAO
Giulio Bocchi
PINELLINO
Guido Dazzini
GUCCIO
Sen Wang
Luca Sabatino, pianoforte
Romano Franceschetto, coordinamento artistico
Nazzareno Luigi Todarello, regia
Claudia Gori, direzione musicale