Arpe storiche
L’arpa è uno strumento di origini antichissime. È interessante rilevare come nelle varie epoche fu affrontato il problema della produzione delle alterazioni che venivano prodotte premendo le dita nella parte superiore dello strumento vicino al punto in cui era avvolta la corda, oppure modificando di volta in volta l’accordatura con l’aiuto di una chiave e, più avanti, girando degli uncini collocati nella parte superiore dello strumento. In seguito le corde furono disposte su due o tre file e accordate cromaticamente. Fu per l’arpa a tre ordini (arpa barocca) che Monteverdi compose il solo e la parte in orchestra dell’Orfeo rappresentato a Mantova nel 1607 e Haendel scrisse il celebre Concerto nel 1738. Dopo un ventennio di esperimenti, nel 1720 il liutaio bavarese Jacob Hochbrucker costruì un’arpa dotata di 7 pedali che, inseriti alla base dello strumento e collegati a un meccanismo di tiranti, potevano alterare il suono delle corde, si poteva suonare in 8 tonalità maggiori e 5 minori.
Vari miglioramenti furono introdotti fino ai primi dell’Ottocento soprattutto in Francia dove divenne ben presto uno degli strumenti più popolari. La stessa regina Maria Antonietta fu un’abile arpista e, grazie a una commissione del duca De Guiness, Mozart, presente a Parigi nel 1738, scrisse lo splendido Concerto in do maggiore per flauto, arpa e orchestra (K299). Il celebre arpista Johann Baptist Krumpholtz collaborando con Sebastian Erard, celebre costruttore di clavicembali, diede inizio a un percorso che porterà alla costruzione di un’arpa a doppio movimento di pedali in grado di produrre tutte le tonalità e in uso ancora oggi. Tra il 1811 e il 1835 furono venduti e prodotti oltre 3000 esemplari. Le cronache testimoniano che Elias Parish Alvars, il più celebre arpista del tempo, eseguì all’arpa due Concerti di Beethoven e varie composizioni di Chopin e di Liszt. Berlioz lo definì “il Liszt dell’arpa”.
Arpa Pleyel

Arpa cromatica Pleyel n. 742, Parigi, inizi secolo XX. Decorazioni in bronzo sul capitello della colonna: tromba naturale o buccina fra due corone d’alloro nella parte anteriore del modiglione; 4 figure femminili danzanti; fiori sul capitello e alla base della colonna. Tavola armonica in abete con due somieri in legno duro con fori per le corde inanellati in osso. Corde numerate (15-92). Incisione a fuoco sul somiere vicino al foro. Filetto in palissandro ai alti della tavola armonica. Supporto della colonna con disegno geometrico intagliato nel legno. Quattro piedi in metallo, i 2 anteriori in forma di zampa di leone. Sei fori di risonanza sul retro della tavola armonica.
Iscrizione: Pleyel, Lyon et C.te (Paris) – Harpe sist.e G.ve Lyon breveté. Alla fine del 1800 Pleyel, sotto la direzione di Gustav Lyon (1857-1936), produsse un’arpa cromatica con due cordiere e la presentò sull’Encyclopèdie de la musique et dictionnaire du Conservatoire (Paris 1914-1926) La nuova arpa si avvaleva di due file di corde corrispondenti l’uno alle note bianche e l’altro alle note nere della tastiera del pianoforte. Per poter sopportare la tensione delle 78 corde l’arpa fu costruita utilizzando l’acciaio. Malgrado l’istituzione di alcune scuole di arpa cromatica nei conservatori di Parigi, Bruxelles e Parma e la commissione a Claude Debussy della composizione delle Danses Sacrèe et Profane (1904), dopo gli anni 50 del novecento lo strumento fu utilizzato solo molto raramente perché non permetteva di effettuare certi effetti tipici dell’arpa come i glissandi e risultava molto complicato da suonare.
Arpa Erard

Arpa a 7 pedali Erard. Dorata in stile gotico, la colonna è decorata in foglia d’oro e il capitello presenta figure medievali di angeli musicanti e figure femminili che indicano una pergamena.